204 Nazioni rappresentate, di cui ben 85 sono entrate nel medagliere ufficiale.
Gli USA, come da pronostico, hanno fatto incetta di podi: 46 ori, 29 argenti e 29 bronzi. Seconda la Cina con 38 ori, 27 argenti e 22 bronzi.
E l’Italia? L’Italia direi che può ritenersi soddisfatta con i suoi 8 ori, 9 argenti e 11 bronzi. Si poteva fare di più? Certo, ma che domande… Si può sempre fare di meglio, ma credo che il bottino sia di tutto rispetto. C’è stato qualche piacevole espluà, qualche cocente delusione, qualche verdetto a favore e qualcuno contro… come sempre alla fine le cose più o meno si bilanciano. Difficile da spiegare a chi come Roberto Cammarelle si deve “accontentare” di un argento dopo aver dominato la finale (pugilato super-massimi), ma le cose stanno così.
Guardare le Olimpiadi è davvero emozionante. Penso agli atleti e al valore che ha per loro. Quello che hanno fatto per arrivare fino a lì. All’impegno, agli allenamenti, alle rinunce… penso alle loro aspirazioni, ai loro sogni.
Noi vediamo gli atti finali che però rappresentano solo la punta dell’iceberg. Pochi attimi contro quattro anni di preparazione e allenamento. Che straordinaria metafora di vita.
Vedere un atleta non resistere alla commozione durante la premiazione sulle note del proprio inno è un’emozione fantastica. Mi immedesimo e penso che sarebbe un’esperienza unica e impagabile. Di recente ho letto una frase molto bella che diceva più o meno così:
Chi ha imparato a piangere di gioia, ha dovuto imparare a ridere nella sofferenza.
Altrettanto forte, ma con significato ben diverso, è vedere lo sguardo deluso di chi esce sconfitto. In un istante crolla il mondo… e ti senti svuotato.
E’ proprio come nella vita, gioie e dolori. Entusiasmi e delusioni. E’ tutto parte del gioco e noi dobbiamo imparare a giocarlo al meglio, nei momenti migliori e in quelli peggiori. In palio c’è ogni giorno una medaglia e alla fine dei giochi, quando si tirano le somme, saprai se sarai riuscito o meno a rendere onore alla te stesso e alla tua vita.
Ogni atleta ricorderà questa esperienza in maniera speciale, saranno (per lui o per lei) “le sue Olimpiadi”. Per noi che le guardiamo da spettatori invece saranno le Olimpiadi di Usain Bolt, che con le sue 3 medaglie d’oro si consacra l’uomo più veloce di sempre.
Saranno le Olimpiadi del nuotatore Michael Phelps che abbatte il record di medaglie vinte in carriera: ben 22 medaglie in totale di cui 18 ori.
Saranno le Olimpiadi del Dreamteam USA del basket che con campionissimi del calibro di Kobe Bryant, LeBron James, Kevin Durant, Carmelo Anthony, ha stra-dominato il torneo.
Saranno le Olimpiadi del “flop” Pellegrini. Questa volta la nostra pluricampionessa non ce l’ha fatta ad affermarsi. Mi viene da sorridere nel leggere e sentire i commenti delusi e disfattisti di alcuni giornalisti e opinionisti… La Pellegrini non si discute: è una campionessa e fino all’altroieri ci ha fatto sentire orgogliosi di essere italiani… avrà ben il diritto di fallire, no???
Saranno per noi anche le Olimpiadi del giovane Alex Schwazer che è stato fermato ancor prima di gareggiare per uso di sostanze dopanti. Una storia triste, drammatica, e non per la mancata vittoria di una eventuale 29esima medaglia azzurra, ma per il caso umano di questo ragazzo. In conferenza stampa ha ammesso le sue colpe confessando di aver fatto uso di EPO (Eritropoietina) raccontando una storia. La sua storia. Tralasciando l’aspetto puramente “legale” e tecnico circa l’approvvigionamento e l’uso della sostanza, le sue parole e il suo sguardo lasciano intuire la sua debolezza (umana), la difficoltà di gestire il disagio interiore all’idea di fallire e deludere le aspettative di molte persone, forse anche se stesso. Leggi l’intervista che ho fatto per Panorama.
Uno sbaglio, un errore che costa una carriera, e se gestito male può costare anche una vita intera.
Nel corso Impara dai Campioni lo ripeto spesso:
Una decisione presa in uno stato d’animo interiore non appropriato è quasi sempre una cattiva decisione.
Grandissimo!!
Anke su Panorama… sei nettamente il Mental Coach più mediatico d’Italia 😉
Ciao Livio, la tua analisi post Olimpiade va incorniciata e diventare uno spunto di riflessione per tutto il mondo sportivo e non …
Leggo anche il tuo parere su “Panorama” che restituisce un’immagine dello sportivo in difficoltà proiettata verso il dopo, facendo tesoro di quanto è successo.
Tutti noi ogni giorno combattiamo una sfida e l’altalena tra la vittoria e la sconfitta è sempre in movimento ed in equilibrio.
Se solo si fermasse al top della sconfitta, scivoleremo fuori dal seggiolino e dopo la caduta resta la paura di cadere di nuovo ed il coraggio di risalire potrebbe venir meno.
Sono convinto che la paura è l’anticamera del coraggio, ma il coraggio è la linfa del Successo.
A volte basta un profondo respiro anche in una fase di affanno per ristabilire l’equilibrio.
E come ho sentito in questi giorni, nell’analisi delle sconfitte: “la sconfitta è parte della vittoria e non è importante come si cade, ma come ci si rialza”.
Beppe Sammarco
Caro Livio sono d’accordo con te sul parere che hai dato riguardo a Schwazer, la sconfitta, anzi la cultura della sconfitta è necessaria per ottenere vittorie sempre piu’ grandi. Il problema e’ che oggi questo atteggiamento non viene coltivato e insegnato e credo che i genitori in questo abbiano un ruolo fondamentale.
Si ha sempre piu’ la tendenza ad attribuire le colpe delle sconfitte agli altri, all’ambiente, alla mancanza di talento ecc…
Siamo reattivi alle cose che ci accadono, invece di essere proattivi con ben in chiaro in testa i nostri valori.
P.S: non mi sono piaciute per niente le considerazioni dell’allenatore di Schwazer: ha accusato ed incolpato il “suo atleta” pubblicamente in modo esagerato e a mio avviso inappropriato…..non proprio un atteggiamento da coach con la C maiuscola.
Ciao grande Livio.
Davide
Ciao Livio,
cose strane dalla vita! Proprio a corredo della cronaca a Impara dai Campioni (Padova, giugno 2011) avevo raccontato di Alex SCHWAZER (vd. post 29/06/2011), di come si stesse disfacendo il talento atletico per mancanza di un Mental Coach, figura non prevista dalla Federazione. Non pensavo potesse arrivare a tanto.
Alcune considerazioni tecniche nei post 07/08 e 09/08: l’EPO è stata la soluzione sbagliata a un problema forse inesistente!
A PRESTO, Enrico