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Proprio in questi giorni Ekis e il sottoscritto, hanno tenuto un addestramento ad una selezione dei migliori coach che in questi ultimi anni sono usciti dal Master in Coaching. L’addestramento verteva proprio sui limiti. Come superare i propri limiti e, ovviamente, come allenare gli altri a fare altrettanto.

Esistono evidentemente dei limiti che sono oggettivi, reali. In alcuni casi addirittura materiali; li puoi toccare. Eppure, oggi più che mai, i limiti che più ci trattengono dal realizzare i nostri sogni ed obiettivi, non sono quelli oggettivi, ma quelli soggettivi. Ossia, quelli mentali. Quelli che ci costruiamo noi stessi attraverso i nostri pensieri. Quei pensieri che poi diventano le nostre convinzioni più profonde, alle quali diligentemente il nostro inconscio risponderà coerentemente.

La maggiorparte delle persone attribuisce a cause esterne i propri insuccessi, le proprie sconfitte e le proprie frustrazioni. Il mio capo è un imbecille… la crisi… l’economia… la politica… l’educazione ricevuta… e, per chiudere in bellezza, la sfiga!

La mancanza di denaro, di conoscenze giuste, di cultura, di informazioni… la mancanza di tempo a disposizione… tutti limiti che oggettivamente possono esistere, ma che raramente costituiscono la vera ragione di fallimento nella realizzazione personale e professionale.

Qualsiasi limite oggettivo,  viene nutrito e rinforzato dai nostri pensieri e dalle nostre convinzioni. Sono quest’ultimi che dobbiamo imparare ad affrontare e a superare. Sono i nostri limiti mentali che vanno abbattutti per primi; così facendo riusciremo a trasformare i limiti oggettivi in semplici ostacoli da superare o addirittura in veri punti di forza.

Certo bisogna sapere come si fa. Come è possibile abbattere un limiti nella nostra mente? Beh tanto per cominciare bisogna prendere atto che un limite è tale fintanto che non viene superato, e tutti i limiti prima o dopo vengono superati. Difficile da credere ma è così. Cento anni fa, se qualcuno avesse detto che sarebbe stato possibile parlare e vedersi da un apparecchietto piccolino (un iPhone nda) lo avrebbero preso per pazzo. Se poi avesse detto anche che un giorno, una voce da una scatoletta avrebbe potuto dare le indicazioni da seguire per raggiungere qualsiasi destinazione di viaggio (navigatore nda) lo avrebbero arso vivo!!!

Eppure, noi oggi, sperimentiamo tutto ciò come se fosse la cosa più scontata della terra.

Tutto ha potuto avere creazione solo dopo che qualcuno (appartenente alla community del mondo alla rovescia) ha osato immaginarlo nella sua mente.

E’ notizia di poche ore fa, che l’atleta e paracadutista austriaco Felix Baumgartner (43 anni) si è lanciato da oltre 39 km di altezza. In caduta libera per ben oltre 4 minuti e superando la barriera del suono (1000 km/h). Un’impresa pazzesca che dimostra per l’ennesima volta che i limiti sembrano fatti per essere superati.

Mi viene da dire: ma ci te lo fa fare? Ma a che serve?

Però penso al fatto che quando qualcuno abbatte un limite, anche apparentemente senza senso, sta dando un segnale forte all’intera umanità. Come fecero i fratelli Wright nel 1903 quando a Kitty Hawk fecero volare per la prima volta un aereo da loro costruito.

I limiti esistono, eccome se esistono. Lo sappiamo tutti. Ma è dentro di noi il limite più grande. E’ quello che dobbiamo avere il coraggio di affrontare e di superare. Proprio come deve aver fatto anche Felix Baumgartner.

Livio

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  • Claudio Gilberti ha detto:

    Ciao Livio,
    i tuoi articoli portano a riflessioni stimolanti.

    Come molte persone, anche io ieri ho visto le immagini di Felix Baumgartner. Il momento per me più emozionante è stato quando lui si è lasciato cadere nel vuoto, proprio in quel istante mi sono detto: “cavoli che coraggio ha!”. Lui ha veramente dato un grande esempio di cosa voglia dire il “superare i limiti”…grande lezione dalla quele apprendere e dalla quale farsi stimolare ad andare oltre a quelli che sento come i miei limiti, con quel coraggio che Felix ha dimostrato.

    Un abbarccio
    Claudio 🙂

  • Marco Neri ha detto:

    Conosciamo la dichiarazione di Felix una volta atterrato: “Quando stavo lì, in piedi in cima al mondo, si diventa umili, non si pensa più a battere un record, non si pensa a raccogliere dati scientifici. L’unico pensiero è rimanere vivo”.

    Perché dedicare quattro anni della propria vita a un’impresa che ha del folle, dove la probabilità di uscirne vivi è per lo meno dubbia, sapendo che sarà comunque l’ultima tappa perché non è possibile fare di più e di meglio. Perché?
    A rileggere le dichiarazioni di Felix una volta atterrato ci sono quattro elementi che si possono leggere fra le righe. Il primo è la fiducia. Felix ha avuto fede nelle sue capacità, nel team che lo ha assistito, nelle tecnologie di cui si è avvalso.

    Il secondo elemento è il divertimento. Già, Felix si è divertito. Certo che ha avuto paura quando ha aperto la capsula per saltare giù, altrimenti non si ha coraggio, ma ha avuto anche un momento di estasi, di totale piacere, fiotti di adrenalina. Di sicuro ha sorriso.

    Il terzo elemento del successo di Felix è la passione, ovvero la capacità che tutti noi abbiamo di cortocircuitare la nostra pancia, il nostro cuore e la nostra testa. Nessuna delle decisioni che ci plasma la vita è mai puramente razionale, istintiva o emotiva. Si ha sempre a che fare con una combinazione delle tre cose. Le ricetta della vita richiede i tre ingredienti in misura non sempre uguale ma sempre e comunque quanto basta.

    Ultimo elemento la magia che non ha nulla a che fare con arti più o meno oscure. Si è “magici” quando si fa’ qualcosa che nessun altro sa fare oppure osa fare. Si diventa magici con tanto, tanto lavoro, con esperienza ed errori. Si è magici quando si conoscono come nessun altro le regole del gioco e i modi di giocare, quando si diventa Maestri perché si ha la maestria acquisita sviluppando e applicando un metodo feroce; si è magici quando si conosce come nessuno il mercato a cui ci si rivolge.

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