Conoscete la canzone “Samarcanda” di Vecchioni? Ha un testo bellissimo ed inquietante al tempo stesso.
Questa settimana ho avuto a che fare con la morte, o quanto meno con il pensiero della morte, per ben due volte. La prima ha a che fare con la vicenda di mio padre, di cui ho postato qualche giorno fa, e l’altra ha a che vedere con un bimbo, di cui non conosco nemmeno il nome.
Ho come l’impressione di averla vista di sfuggita (la morte) ma fortunatamente, non stava cercando nè mio padre e nemmeno quel bimbo.
Lasciatemi spiegare cos’è successo.
Venerdì è venuto a trovarmi un amico, Marco Berry una delle famigerate “Iene” di Italia Uno. Dopo la trasmissione “Danger” alla quale ho collaborato siamo diventati amici e visto che Marco veniva a Reggio a saltare (con il paracadute) abbiamo colto l’occasione per cenare insieme. Abbiamo parlato di molte cose tra cui anche della paura, di come la gente affronta le proprie paure e di come il paracadutismo possa aiutare un individuo a superare i propri limiti. Alla fine abbiamo concordato di incontrarci il giorno dopo per girare una veloce intervista proprio sulle paure e così abbiamo fatto. Il giorno dopo con Pacci siamo andati ad incontrarlo al campo volo di Reggio.
“Che ne dici, giriamo qui? o ci spostiamo fuori?”
“Andiamo fuori! si sta meglio!”
Siamo usciti dall’angar e ci siamo diretti in direzione del bar. Stavamo costeggiando la piscinetta del bar quando ad un certo punto Marco nota con la coda dell’occhio qualcosa di strano. Getta lo sguardo verso la piscina e vede una testolina appena immersa nell’acqua e due manine fuori che si muovevano piano.
“Ma, sta giocando quel bimbo… OH! STA ANNEGANDO!!!” Corriamo intorno al recinto che circondava la piscina e Marco, senza indugiare un solo istante, si tuffa vestito in acqua. tutto si è svolto in pochissimi secondi.
Tira il bimbo fuori dall’acqua e questi rigurgita all’istante l’acqua appena ingerita. Era spaventato ma fortunatamente stava bene. Ancora 30 secondi e… chissà!
Allarmati dal trambusto arrivano poi i genitori ed altre persone. Tutto si stava svolgendo in silenzio e all’insaputa di tutti.
Se non avessimo concordato l’intervista; se non avessimo scelto di farla fuori dall’angar; se non avessimo deciso di costeggiare la piscina e soprattutto se Marco non si fosse accorto di nulla… quel bimbo quasi sicuramente sarebbe annegato all’insaputa di tutti.
Ho stampato in mente il volto del bimbo quando Marco lo ha sollevato dall’acqua… come se avesse visto… ma fortunatamente la “vecchia signora” non era lì per lui, come tre giorni fa, non era là per prendersi mio padre .
Samarcanda
C’era una gran festa nella capitale
perché la guerra era finita.
I soldati erano tornati tutti a casa ed avevano gettato
le divise.
Per la strada si ballava e si beveva vino,
i musicanti suonavano senza interruzione.
Era primavera e le donne potevano, dopo tanti anni,
riabbracciare i loro uomini. All’alba furono spenti i falò
e fu proprio allora che tra la folla,
per un momento, a un soldato parve di vedere
una donna vestita di nero
che lo guardava con occhi cattivi.
Ridere, ridere, ridere ancora
ora la guerra paura non fa,
brucian le divise dentro il fuoco la sera,
brucia nella gola vino a sazietà
musica di tamburelli fino all’aurora
il soldato che tutta la notte ballò
vide tra la folla quella nera Signora
vide che cercava lui e si spaventò.
“Salvami, salvami, grande sovrano
fammi fuggire, fuggire di qua
alla parata leimi stava vicino
e mi guardava con malignità”.
“Dategli, dategli un animale,
figlio del lampo, degno di un re
presto, più presto, perché possa scappare
dategli la bestia più veloce che c’è.
“Corri, cavallo, corri ti prego
fino a Samarcanda io ti guiderò
non ti fermare, vola, ti prego
corri come il vento che mi salverò…
oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh”.
Fiumi poi campi, poi l’alba era viola,
bianche le torri che infine toccò,
ma c’era tra la folla quella nera Signora
stanco di fuggire la sua testa chinò.
“Eri tra la gente nella capitale,
so che mi guardavi con malignità
son scappato in mezzo ai grilli e alle cicale
son scappato via ma ti ritrovo qua!”
“Sbagli, t’inganni, ti sbagli, soldato
io non ti guardavo con malignità,
era solamente uno sguardo stupito,
cosa ci facevi l’altro ieri là?
T’aspettavo qui per oggi a Samarcanda
eri lontanissimo due giorni fa,
ho temuto che per ascoltar la banda
non facessi in tempo ad arrivare qua.
Non è poi così lontana Samarcanda,
corri cavallo, corri di là…
ho cantato insieme a te tutta la notte
corri come il vento che ci arriverà.
“Oh oh, cavallo, oh oh, cavallo, oh oh, cavallo,
oh oh, cavallo, oh oh”.
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Nel libro "Un altro giro di giostra" di Tiziano Terzani, si fa riferimento ad una storia della cultura arabo-indiana dove si racconta di un Visir che spaventato dalla vista della morte (una donna vestita di nero) in un bazar della propria città, chiede al Califfo il suo cavallo + veloce per scappare fino a samarcanda… la storia è uguale, sembra che vecchioni abbia cambiato solo i personaggi e il contesto…. arrivato a samarcanda la rincontra…… da quello che c’è scritto nel libro, in india esiste proprio un modo di dire…… "al bazar o a samarcanda" ….. come per dire … "quando ti tocca.. ti tocca!!"
Grazie per la segnalazione.