Ieri sera, dopo le ultime modifiche e correzioni, ho inviato all’editore la bozza del libro. Non sono ancora riuscito a trovare un titolo che mi convinca e che traduca in sintesi l’essenza del testo. Non dispero, lo troverò senz’altro.
La consegna del manoscritto è un momento importante perchè mi permette di scollegare la spina dai contenuti del libro e, di conseguenza, mi permette invece di focalizzarmi su altre cose. Lo dico perchè, qualche giorno fa mi è venuta l’ispirazione per un altro libro. Più ci penso e più mi convinco che si tratta di un’idea vincente, forse una novità assoluta. mah, staremo a vedere.
Comunque sia, questo progetto andrà in coda ad un altro libro (più tecnico e relativo al coaching) che mi piacerebbe cominciare a scrivere durante le feste natalizie. In questo caso però lo faremo a “quattro mani”, visto e considerato che l’idea è di scriverlo con Pacci. Forse vi chiederete perchè abbia deciso di scriverlo sul blog, esponendomi a critiche e giudizi, qualora non dovessimo mantenere fede all’impegno preso. La mia risposta è: proprio per questo! Lo dico, mi espongo, proprio per prendere un impegno pubblico e sentirmi, di conseguenza, “obbligato” a farlo.
Non è un gesto di presunzione nè, tantomeno, un gesto azzardato. E’ che mi conosco, vivo una vita molto intensa ed impegnata, piena di “motivi” per non riuscire a dedicarmi alla scrittura e, proprio perchè mi conosco, se mi espongo pubblicamente so che farò di tutto per mantenere fede alla parola data.
Ho voluto condividere con voi un modo di pensare, decidere ed agire che spesso mi ha aiutato ad ottenere ottimi risultati. Sono aperto al confronto.
Il consiglio di rendere pubblici gli obiettivi ancora non mi convince…
Il fatto di sentirsi obbligati a fare qualcosa mi sembra rischioso: cosa succede se tra qualche mese dovessi accorgermi che in realtà potrei/vorrei dedicare più tempo ed energie ad una nuova idea più appassionante di quella che ho reso pubblica? Sarei "costretto" a tralasciarla per concludere velocemente quella precedente, solo per non espormi a critiche, e come motivazione non mi sembra un gran che, no?
esporsi pubblicamente, oltre al significato palese di "rendere pubblico" può contenere in profondità un senso di "compartecipazione d’animo con il pubblico" , cioè di condivisione con le persone dei desideri/sogni che si nutrono in quel momento…al fine di dedicare agli stessi compartecipi ciò che si desidera fare. Credo che il "sentirsi obbligato" di Livio vada al di là del semplice dovere morale di una parola data; potrebbe significare: " Anche loro, visto che sanno già i miei propositi, fanno parte della realizzazione degli stessi (anche perchè, oltre all’appagamento personale ,scrivere un libro é destinato alla lettura del pubblico)"…
Se le mie energie mi chiamano da un’altra parte, io le RADDOPPIO, per fare una cosa e l’altra… per lo meno ci provo, ………giusto?
La paura delle critiche é una "sfida continua" (mi piacciono troppo le parole di Marco Berry!!!)…siamo sempre tutti esposti ad approvazioni e CRITICHE, che si faccia o non si faccia qualcosa, in tutti i campi e nella vita di ognuno….perchè temerle? Se i progetti cambiano e le idee evolvono in altre direzioni, per chi le vive un motivo ci sarà, e questo giustifica e protegge da eventuali critiche…se poi una critica mi insegna delle cose, ben venga…
Scusate, io faccio fatica a scrivere ciò che penso…chissà se sono stata comprensibile…?
buona giornata per tutti