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La comunicazione è una parte fondamentale della nostra vita perché permea ogni ambito: famigliare, professionale, relazionale. 

Eppure, ci sono volte in cui le intenzioni nel dire qualcosa non vengono colte, creando terreno fertile a fraintendimenti, liti, incomprensioni.

“Non mi capisci”

“Mi attacchi e basta”

“Non mi ascolti”

“No”

E rimaniamo spiazziati, senza capire dove sia realmente il problema.

Partiamo da un presupposto: la responsabilità della comunicazione è sempre di chi parla e crea il messaggio, non il contrario.

Quindi come fare per creare un messaggio efficace, che spinga l’altra persona all’azione o a comprendere appieno le nostre intenzioni?

Alcuni studi sul cervello recentemente hanno dato ulteriori strumenti da tenere in considerazione nella creazione di un messaggio efficace ed hanno a che fare con la ripartizione della nostra materia grigia. (Leggi anche La mente gioca d’anticipo)

Il nostro cervello, in maniera molto semplificata, è composto da tre parti che si comportano in maniera diversa.

Il cervello rettile (il più antico) deputato alla nostra sopravvivenza. È il cervello la cui fiducia va conquistata per poter poi relazionarsi con gli altri due. Si occupa della “prima impressione”, quindi gli si deve piacere subito.

Il cervello limbico (emotivo) sede delle emozioni. È quello che ci fa muovo in funzione delle emozioni che proviamo. Ci fa appassionare alle storie.

La neocorteccia (razionale) deputata ai calcoli. È la parte che valuta la parvenza di logicità di una argomentazione o di un discorso.

Perché è importante sapere questo?

Immagina questi tre cervelli a come delle barriere da superare. Solo quando diamo informazioni a tutti questi tre cervelli, il nostro messaggio diventa più efficace.

 

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Livio

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