Che esperienza!

Finalmente riesco a rimettere mano sul pc e condividere con voi l’esperienza del dialogo nel buio.
E’ stato fantastico.
Non sarà facile riuscire a spiegarvi a parole le sensazioni provate, anche perchè vorrei evitare di svelarvi dettagli che potrebbero rovinarvi l’esperienza qualora decidiate di farla anche voi, in oltre, devo ancora adesso, consapevolizzare molti degli stati d’animo provati, quindi mi limiterò a parlarvi delle reazioni più immediate.

Tanto per cominciare penso che fosse la prima volta in assoluto che trascorrevo così tanto tempo nel buio più completo. Nessuna luce, nessuna ombra nessun riferimento visivo. Niente!
Appena entrati, ci hanno consegnato un bastone da ciechi, ci hanno spiegato come usarlo e poi siamo partiti per il tour accompagnati da Maria, il nostro “angelo custode” rigorosamente non vedente.
La prima sensazione è stata di serenità e fiducia. Sapevo che dovevo fidarmi di Maria e di me stesso per poter riuscire a godermi l’esperienza.
Ero tranquillo ma sicuramente non a mio agio, e subito mi accorsi di quante cose normalmente ci sfuggono all’attenzione.
In ogni momento siamo travolti da un’infinità di stimoli visivi, che mettono in secondo ordine tutti gli altri. Nel buio, questo non accade, esistono solo gli altri stimoli e vi posso assicurare che sono tantissimi. La mente può concentrarsi sui rumori, sugli odori, sulle sensazioni…
ed il pensiero va!
Al buio i nostri comportamenti cambiano. Non mi era mai capitato prima, di prendere un oggetto in mano e portarlo al naso per capire cosa fosse…

Piano piano, man mano che il disagio si trasformava in curiosità, riuscivo a percepire stimoli nuovi, cose che in situazioni normali non mi filerei per niente.
La riflessione immediatamente sucessiva è stata: ma quante cose ci perdiamo al mondo?

Ho conosciuto delle persone ed ovviamente non mi sono curato della loro immagine, in quel momento non esisteva. Sentivo le loro voci e mi divertivo ad immaginarne il volto, la figura… Forse esagero e mi lascio un pò suggestionare, ma avevo l’impressione di riuscire ad “entrargli più dentro” di conoscerli meglio. Sicuramente ascoltavo di più ciò che dicevano e cercavo di prendere indizi importanti dalla voce, il tono, la provenienza, ecc.

Ho anche avuto l’impressione che fosse come “un mondo parallelo” abitato da esseri che si muovono su dimensioni diverse. Non intendo con questo dire nè che sono più felici e fortunati di chi vede, nè che lo sono meno. E’ solo una considerazione.

Ci siamo accomodati al bar, ci hanno servito da bere, abbiamo chiacchierato del più e del meno ed abbiamo cantato. Strano, mi sembrava di cantare meglio, di essere più intonato e capace. Anche gli altri compagni di “viaggio” hanno avuto la stessa sensazione di loro stessi. Ancora suggestione? Forse, o forse no, ma questo eventualmente ha a che vedere con le nostre fisime e paure circa il giudizio degli altri.
Maria sembrava esserne completamente scevra. Era a suo agio e si muoveva con destrezza facendoci a volte sentire proprio degli imbranati incapaci di riconoscere un tavolo rotondo da uno quadrato (ahimè è davvero successo), e di fare due metri senza chiedere conferma a lei di essere nella direzione giusta. Era il nostro riferimento.

Ma poi siamo arrivati alla fine del percorso, e poco alla volta la luce cresceva di intensità, e ci riportava alla felice realtà di chi vede. In quel momento lo apprezzi.
Siamo ritornati a muoverci con disinvoltura e quando finalmente ho visto Maria (rigorosamente diversa da come me la sarei aspettata) ho realizzato che per lei la luce non si era accesa… L’ho abbracciata, l’ho ringraziata e in quel momento le ho voluto bene, la sentivo speciale.
Mi sono incamminato verso la strada, ed in pochi secondi, sono uscito dallo stabile attraverso un corridoio, un cortile e qualche porta da aprire e richiudere: cose da ragazzi. Erano le 10 di sera, era già buio. Buio? Ho alzato lo sguardo, ed ho visto le stelle… avrei voluto prenderne una con la mano, portarmela al naso ed annusarla un pò.