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Coaching News: Cassano e Balotelli, talento e inquietudine

By Dicembre 6, 20106 Comments

Un mental coach analizza luci e ombre del comportamento irrequieto di due grandi campioni del nostro calcio

di Alessandro Dattilo


Antonio Cassano è un fuoriclasse dal talento indiscutibile, ma dal carattere particolarmente difficile. Se guardiamo all’arco della sua carriera, il calciatore barese è riuscito a essere davvero grande solo a sprazzi: quando giocava nella Roma di Capello e nella Sampdoria di Mazzarri e Delneri. Per il resto, problemi a non finire a causa della sua incapacità a relazionarsi con l’ambiente circostante (compagni, allenatore, dirigenti, ecc).

A Roma non ha lasciato un buon ricordo, anche perché ha litigato con il simbolo della squadra e di una città: Francesco Totti. Stessa musica a Madrid, nonostante il Real l’avesse presentato come uno dei campioni più importanti mai approdati in Spagna. La Sampdoria che sembrava averlo guarito, lo ha messo fuori rosa, dopo un violento litigio con il presidente Garrone.

“Cassano – ha spiegato lo stesso Garrone – a parte uno straordinario talento, se non avesse avuto quel caratteraccio, se non fosse stato un po’ sbruffone ogni tanto e senza capacità di controllo dei raptus che gli vengono, sarebbe forse uno dei più grandi giocatori del mondo”. Cassano non vestirà dunque mai più la maglia blucerchiata.

E l’ex interista Mario Balotelli? Lui si è bruciato ancora prima. È fuggito in Inghilterra, da Mancini, l’unico che riesce ancora a domarlo. Dovesse fallire, Super-Mario resterà quello che è: un’ennesima eterna promessa calcistica.

C’è materia per fare due chiacchiere con Livio Sgarbi, personal coach e presidente di Ekis Peak Performance Training. Si è da poco conclusa la prima edizione di “Impara dai campioni”, un seminario dove Livio spiega come applicare le strategie dei grandi campioni dello sport, nella vita personale e professionale.

Durante il corso si è parlato spesso dei rischi a cui va incontro un giovane che inizi a fare sport a livello agonistico. Se il talento non viene gestito bene, di solito ci si monta la testa e ci si “brucia” ancora prima di aver consolidato una qualche forma di successo. Cassano e Balotelli sono due emblemi di questo teorema: entrambi possiedono qualità calcistiche innate, abbinate a comportamenti quantomeno discutibili. Un po’ come Maradona. Ma poco più che adolescenti, hanno già compromesso la loro immagine di campioni. Com’è possibile che uno sportivo così ricco di talento, come Cassano, non riesca a far pace con la sua capacità di autocontrollo?

In effetti questo è un tema di cui si parla molto nel seminario “Impara dai Campioni”. Prendiamo l’esempio di Cassano, un’atleta dal carattere molto duro, spigoloso. Io credo semplicemente che lui non abbia mai avuto nessuno che gli abbia insegnato come si controlla il nervosismo, come si gestiscono i propri stati mentali. Tutti vediamo che, quando gli accadono cose che lo turbano, Cassano reagisce in modo incontrollato. Il punto è che lui attribuisce a questi fatti dei significati negativi, e dunque non funzionali e produttivi. Per questo si infuria in quel modo.

L’ultima prova è stato il litigio col presidente Garrone. Cassano non voleva recarsi alla cerimonia di un premio in suo onore. Per lui era un riconoscimento di secondaria importanza, non al suo livello. Eppure c’erano persone che lo aspettavano, tifosi che volevano premiarlo, averlo vicino per qualche ora. Cassano poteva decidere di non andarci, ma avrebbe dovuto spiegarlo in maniera civile ed educata al suo presidente. Invece di usare gli strumenti della comunicazione verbale, ha dato a quell’invito una valenza negativa e reagito con insulti violenti. Questo dimostra la mancanza di abitudine e allenamento all’autocontrollo.

Avere in squadra un Cassano rischia di minare gli equilibri dello spogliatoio? I problemi avuti nella sua carriera (Roma, Lippi, Sampdoria) darebbero ragione a chi sostiene che alla fine è un investimento negativo…

Il rischio di mandare in tilt l’equilibrio dello spogliatoio c’è. Un allenatore è costretto a comportarsi con lui in maniera differente rispetto al resto della squadra. Questo può creare malumori. Bisogna scegliere: meglio un campione così che ti risolve la partita, o puntare su un gruppo forte e unito? Ovviamente chi costruisce una squadra, e decide di prendere un campione come Cassano, sceglierà di puntare a vincere non tanto per il grande equilibrio tra membri del team, per l’affiatamento o lo spirito di squadra, ma scommettendo sui soggetti che ti risolvono le partite. Quella di avere grandi campioni che si caricano la squadra è una delle possibili strategie. Altri allenatori, invece, preferiscono non avere grane, non schierare in campo personaggi come Cassano, e lavorare con un gruppo che si richiama allo spirito di squadra, alla motivazione, al team building.

In ogni caso, avere un talento del genere in squadra a volte può essere un investimento positivo: pensiamo al Maradona con la maglia del Napoli. Sebbene lui non fosse un atleta che seguiva in maniera diretta e lineare le indicazioni del mister, i compagni giocavano per lui, erano contenti di essere trattati in maniera diversa, perché lui sapeva fare la differenza. Un’intera città gli perdonava tutto, perché vederlo allo stadio era veramente un privilegio unico al mondo. Fuoriclasse come Maradona ce ne sono davvero pochi. Se te lo puoi permettere, bene. Altrimenti è più funzionale allinearsi alla squadra.

Balotelli è un altro personaggio controverso. Preso di mira dagli insulti razzisti, spesso accusato di provocazione dagli avversari, a volte dà l’idea di giocare solo per se stesso. Si riesce a stare concentrati e a tirar fuori il proprio talento nonostante questo genere di pressioni e un carattere non facile?

Sì, volendo si riesce a restare molto concentrati. Purtroppo alcuni devono ‘combattere’ contro il proprio carattere, contro abitudini radicate a livello mentale e di comportamento. E questo non aiuta a manifestare il talento, ne limita il risultato sportivo. Penso che Cassano e Balotelli siano atleti molto bravi e di grandi capacità, nonostante abbiano quel carattere. Ma attenzione: non bisogna cadere nell’errore di pensare che la loro bravura derivi proprio dall’avere un carattere così difficile. Quell’irruenza in realtà è un limite. Per sapersi gestire, per emergere e ottenere il massimo dal proprio talento devono lavorare molto più degli altri, con qualcuno che gli insegni le giuste strategie. E non sempre ci riescono.

Per quanto riguarda la concentrazione, anche questa va allenata mentalmente: in campo ci si deve focalizzare sulla partita, le tattiche di gioco, l’obiettivo. Bisogna parlare con se stessi in maniera positiva. Questo ci permette di isolarci da tutte le pressioni esterne, dalle influenze negative circostanti, dai cori delle curve. Temo però che nessuno sia riuscito a spiegare bene a Balotelli come rimanere concentrato e a dare un significato positivo alle cose che succedono intorno a lui.

Entrambi (Cassano e Balotelli) danno l’idea di essere ancora poco maturi. Il lavoro con un mental coach sarebbe produttivo? Cosa servirebbe per saper estrarre le giuste strategie, sia in campo che fuori?

In effetti, tutti e due presentano una componente di immaturità. Visto il livello a cui giocano, dovrebbero riuscire a evolvere il loro carattere al punto da estraniarsi, a non dipendere emotivamente e psicologicamente da ciò che dicono gli altri. A raggiungere quell’equilibrio che aiuta a non essere influenzato, specie durante una partita dove ho tante cose importanti da pensare. In questo senso un lavoro con un mental coach sarebbe certamente produttivo.

Da parte mia comincerei a fargli capire che la loro identità non è formata dal loro carattere. Non è vero che “io sono fatto così”, sono un blocco unico, granitico. Il carattere è plasmabile, si può modellare, migliorare, per quanto sia già definito essendo loro degli adulti. Per aiutarli a produrre un cambiamento, farei luce su alcune motivazioni. Facendo leva anche sul dolore: se continuo con certi comportamenti irresponsabili, perderò denaro, contratti, opportunità di eccellere. E infine cercherei di irrobustire la loro auto-immagine per riuscire a essere più forti, sicuri, stabili, meno suscettibili. Spesso le reazioni violente partono da un’insicurezza personale di base. Solo se si è in equilibrio, si riesce a stare concentrati e a gestire i propri stati emotivi.

Questo discorso ovviamente è valido per chiunque, non solo per Cassano e Balotelli. Ognuno ha un suo talento nella vita: magari non è mai stato scoperto, non abbiamo mai preso coscienza di possedere certe qualità. Eppure ci sono. Perciò serve allenare quelle parti di noi, quegli aspetti caratteriali che sono ancora improduttivi e ci impediscono di manifestare al 100% il nostro talento. Se manifestato bene, ci porta successo, risultati, soddisfazione.

Si è da poco chiusa la prima edizione di “Impara dai campioni”. Si può prendere spunto, nel bene e nel male, da campioni come Cassano e Balotelli per raggiungere i propri obiettivi nella vita di tutti i giorni?

Chiunque per noi può essere uno spunto, anche gli esempi negativi. A volte le persone ci insegnano come non bisogna fare una certa cosa. Mi viene l’esempio del tennista americano John McEnroe: in campo faceva veramente il diavolo a quattro. Lui stesso nella sua biografia ha dichiarato: se nella mia carriera non avessi avuto quelle intemperanze, avrei vinto 10 volte di più. McEnroe ci ha fatto vedere alcuni comportamenti che non andavano seguiti, molti atleti dopo di lui hanno imparato la lezione. McEnroe otteneva ugualmente grandi risultati perché aveva un talento smisurato.

Ma ognuno di noi può evitare di limitare il proprio talento. Se ho degli aspetti che mi rallentano, devo lavorarci sopra per trovare il sistema di accelerare la riuscita delle cose che sto facendo. Perché continuare a comportarsi in modo improduttivo?

Direi che da Cassano e Balotelli non imparerei il modo di relazionarmi con gli altri, né l’atteggiamento mentale. Cercherei di estrarre delle strategie vincenti per ciò che riguarda la convinzione di sé, la coscienza delle proprie capacità, la soddisfazione di saper giocare a quei livelli. Penso anche però al concetto di “umiltà”.

Non basta lavorare come se nulla fosse. Umiltà vuol dire riconoscere che in quella circostanza si fa parte di una schiera di persone privilegiate. Strapagate per giocare a pallone, per fare qualcosa che si ama e che si farebbe anche gratuitamente. Senza contare l’ammirazione della folla, la popolarità. Umiltà per me vuol dire avere rispetto di coloro che ti seguono, e che magari non sono stati altrettanto capaci e fortunati a manifestare il loro talento in quel modo. Sintetizzando: direi che Cassano e Balotelli non sono proprio dei buoni esempi di come ci si relaziona col mondo, e di come si usa il rispetto nei confronti degli altri.

Livio

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Join the discussion 6 Comments

  • Rita ha detto:

    Bellissimo..se fossi a conoscenza del loro indirizzo privato gli manderei una bella copia..
    Mi chiedo? Ma con tutta questa arroganza avranno il tempo di leggere? peccato!
    grande Alle!

  • matteo ha detto:

    un lunghissimo articolo ma veramente bello! complimenti… condivido il pensiero di rita… dovrebbero leggerlo pure loro (cassano-balotelli) ma non credo che avranno tempo… sono troppo impegnati ad essere “meglio” degli altri!

  • riccardo ha detto:

    Quando chiesero all’allenatore del Bari di cosa aveva bisogno Cassano per crescere lui rispose:”bastonate” e aveva ragione. Purtroppo nell’attuale mondo del calcio se non hai molta maturità e qualcuno al tuo fianco che ti sappia guidare almeno all’inizio, è chiaro che puoi perdere la testa. A 18 anni sei in tv, pieno di soldi, ragazze e giornalisti che ti pompano…. Credo che la biografia di Roy Keane, capitano del Manchester sia interessante in questo senso. E’ arrivato a Manchester che era un giovane un po’ agitato, spesso in mezzo a risse. Sir Fergusson lo ha fatto diventare un vero leader pur mantendo un carattere “caliente”.

  • giovanna isabella ha detto:

    E se lo filmassero a sua insaputa durante uno dei suoi ” exploit ” e poi gli facessero vedere quello che fa ? Magari funziona !!! 😉

  • Claudio Gilberti ha detto:

    Ciao Livio, bellissimi questi articoli in collaborazione con Alessandro, complimenti!!!
    Leggendo i tuoi post c’è sempre da imparare qualcosa di utile per chi ha l’ambizione e l’obiettivo, come me, di diventare coach…quindi grazie!!!

    Venendo a Cassano e Balottelli, è vero loro hanno un carattere a dir poco “bizzarro”, una tecnica sopraffina e per quel che riguarda Balottelli anche una forza fisica devastante…Entrambi già molto giovani si sono imposti all’attenzione generale del mondo calcistico…la domanda che mi sorge spontanea è la seguente: se questi due ragazzi non avessero avuto questo carattere, diciamo così “forte”, sarebbero riusciti comunque a farsi rispettare, e quindi imporsi, nello spogliatoio da quelli che sono solitamente chiamati senatori, o sarebbero rimasti soffocati come è successo a pur forti giocatori che non hanno carattere, e quindi taggati come privi di personalità e relegati alla panchina se non alla tribuna???

    Ciao
    Claudio

  • Alessandro ha detto:

    Insieme a Livio, ringrazio Claudio, Matteo, Rita e gli altri per i complimenti alla rubrica!

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