Leggo ora sul Corriere della Sera che un gruppo di genitori, durante lo svolgimento di una partita ad un torneo giovanile internazionale, dopo aver insultato pesantemente l’arbitro, i ragazzi della squadra avversaria, e dopo aver esortato i propri figli a “picchiare duro” sono passati ai fatti direttamente e hanno anche aggredito l’arbitro.
Ora, sono convinto che si tratti di una piccola minoranza e non voglio cadere in facili e superficiali generalizzarzioni, ma l’accaduto è decisamente grave, per almeno tre motivi.
Il primo, per me il principale, è una questione educativa. Dalle nostre parti si dice che “un pero non fa mica una mela“. Se tu ti comporti così, come ti aspetti che si comportino i tuoi figli? E infatti i ragazzi della squadra protagonista dell’increscioso gesto, si è distinta per l’aggressività e la scorrettezza nei confronti degli avversari.
Il secondo, è puramente valoriale. Ma che senso ha essere aggressivi per una partita di calcio tra ragazzi? Non ha senso esserlo per una gara internazionale di professionisti, figuriamoci con dei ragazzini. Mi chiedo che valore diano all’essere umano rispetto alla vittoria di una partita di calcio. Pur di vincere si può anche calpestare gli altri… mah!
Il terzo, ha a che vedere con l’interferenza genitoriale sui ragazzi nello sport. Da quando mi occupo di mental coaching nello sport, ho maturato la convinzione che tanto i genitori come gli atleti stessi hanno bisogno di lavorare su loro stessi. Più di una volta ho cercato di organizzare incontri con i genitori di giovani e promettenti tennisti, calciatori, golfisti, ecc… ma bestia se qualcuno avesse ammesso di averne bisogno.
Quasi la totalità pensa, con convinzione e in fin di bene, di non essere un problema per il figlio e di non interferire assolutamente nella sua vita sportiva. La realtà è che, il più delle volte, uno dei limiti principali alla performance dei ragazzi siamo proprio noi genitori. Dura da dire, ancora più dura da accettare per i genitori, e durissima da vivere per i figli.
Mi avventuro in un sentiero irto e denso di spine, lo so, ma mi sento di voler dare un piccolo suggerimento ai genitori interessati.
– Non legate le vostre attenzioni, la gentilezza, l’approvazione e l’amore per i vostri figli alle loro prestazioni. Siate con loro sempre anche quando perdono o non riescono a fare come, secondo voi, dovrebbero fare.
– Sforzatevi di non esprimere giudizi sulle loro prestazioni. Evitate di dare consigli. Per questo ci sono gli allenatori.
– Evitate di interferire con le scelte degli allenatori e non commentatele con i vostri figli. Non desautorate gli allenatori.
– Se proprio non riuscite a “starne fuori”, leggete, informatevi su temi quali il coaching, la PNL, la comunicazione efficace. Così, quelle volte che deciderete di interferire lo farete con modalità idonee.
In bocca al lupo… a tutti i genitori.
I agree with your conclusions and will thirstily look forward to your future updates.
Saying thanks will not just be enough, for the extraordinary clarity in your writing.
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Faire tourner un programme en tâche de fond, moi je suis pas hyper fan.Surtout pour un truc que je n’utilise pas si souvent que ça.
Facendo l’arbitro amatoriale (per pura passione dello sport non essendo più un atleta sufficientemente abile) non posso che sottoscrivere al 200% quanto scritto da Livio. Purtroppo alcuni genitori sono delle veri e propri “diseducatori” per i loro figli quando li seguono nelle partite. L’arbitro è il primo bersaglio anche perchè il più facile, ma non l’unico. Non infrequentemente finisce in mezzo l’allenatore come anche qualche giocatore che sbaglia il tiro facile. Una somma di errori madornali, purtroppo i primi ad andarci di mezzo sono propri i ragazzi che vengono frustrati od imparano da subito a scaricare le proprie responsabilità su altri (arbitro, allenatore, compagni di squadra, avversari).
Condivido il pseeinro di Manuela di coinvolgere i soci della “Casa Rododendro” che già vigilano alcuni punti del percorso, per guidare l’intero “pedibus” e dare così un’impronta più autorevole. Per far questo occorre che la consulta dei genitori si trovi con gli amministratori comunale e la coperativa “Il Rododendro” affinchè questo servizio venga remunerato, come già succede a Pergine Valsugana, dove la Cooperativa incaricata ha una persona ad inizio fila e una persona a fine fila, mentre i genitori sono al seguito quando possono. Sempre a Pergine i bambini e i genitori accompagnatori sono dotati di una casacca catarifrangente con il logo del comune e la scritta “Pedibus” (potrebbe essere una bella evidenziazione della sensibilità comunale verso la qualità della vita dei nostri bambini).
A volte succede che i genitori si lascino andare al desiderio incosapevole di vedere il figlio fare quello che lorono non sono riusciti a fare, essere quello che non sono riusciti ad essere. E cosí ogni loro risultato non all’altezza, diventa una questione personale.
Fantapsicologia? 🙂 forse..
Dovremmo impegnarci nel sentirci realizzati, ad essere felici e guardare, amare e rispetare i nostri figli per quello che sono.
Bell’articolo Livio, grazie
Chooes one pair ran ban 2011 sunglass for you to protect your eyes in the summer.
Sinceramente non ho mai capito la mentalità di alcuni uomini tra cui anche quella di mio marito che alle volte solo perche la sua squadra del cuore perde sta praticamente di cattivo umore per giorni interi scusate la sincirità ma semplicemente penso che i veri problemi siano altri magari proprio a partire dal solito problema dei teppisti che comunque molte rovinano belle manifestaioni sportive