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I principali quotidiani sportivi oggi titolavano Ibra non si diverte più. Non capivo bene cosa intendessero e così mi sono andato a vedere il video della conferenza stampa dove in effetti ha proprio detto che il calcio non lo diverte più, che è diventato una routine e che ha perso la grinta di un tempo. Parole così non si addicono alla personalità guerriera che ha sempre dimostrato di avere ma la fisiologia che aveva durante la conferenza stampa, non lasciava spazio ad equivoci: era decisamente congruente con quel che diceva. Lo sguardo, il tono di voce, la postura… se hai occasione di guardare il video (clicca qui) potrai vederlo anche tu.

Personalmente ho apprezzato molto la sua onestà intellettuale. Ritengo che ammettere una cosa del genere sia una manifestazione di forza interiore e di autoconsapevolezza notevoli. Anche un guerriero deve capire che c’è un tempo per ogni cosa. Ogni storia, anche la più bella ha un inizio, uno sviluppo, una maturità, una declino e una fine. Lui, credo che abbia semplicemente preso coscienza che la fase della maturità sta lasciando il posto a quella successiva. Questo ovviamente non significa che la sua carriera debba finire domani nè tantomeno che non possa avere prestazioni eccellenti e vincere ancora trofei importanti. Gli auguro di togliersi ancora molte soddisfazioni.

Arrivato ai trent’anni sente che ci sono anche altre cose al mondo che lo interessano, forse anche più del calcio. Mi sembra più che ragionevole. L’unico problema è che con questo tipo di atteggiamento e pensieri dominanti, farà difficoltà ad attingere alle sue risorse come faceva un tempo. Mi riferisco principalmente alle risorse mentali e caratteriali quali la grinta, la determinazione, la concentrazione, la fame di risultati, l’entusiasmo, ecc. L’eccellenza nelle prestazioni si nutre di queste cose.

Ma veniamo a noi e al titolo dell’articolo.

Ammesso e non concesso che lui in realtà voglia ritrovare quel fuoco dentro che lo ha sempre contraddistinto, cosa potrebbe fare?

1° passo. Ristrutturare mentalmente quanto è successo. Deve comprendere che si tratta di un passaggio naturale, ma che come ogni cosa non è definitiva e può durare il tempo che… decide lui.

2° passo. Riformulare gli obiettivi e conferire ad essi nuove motivazioni e nuovi scopi (più consoni alla persona che è ora). La domanda chiave è: Cosa sarebbe in grado di accenderti il fuoco oggi? Perchè? Come lo farebbe?

3* passo. Mappare la struttura (mentale, emozionale e fisica) legata al successo. Quella che in passato lo aveva contraddistinto. Qui è importante comprendere cosa e come gli permetteva di giocare così bene. Quali pensieri, stati interiori e modelli di fisiologia metteva in atto.

4° passo. Ricreare le stesse strutture (mentali, emozionali e fisiche), associandole ai nuovi obiettivi e soprattutto alle nuove motivazioni.

5° passo. Ancorare e condizionare il tutto, esercitandosi negli allenamenti.

Ecco questo è quello che farei se fossi il mental coach di Ibra e se lui volesse lavorarci su.

Ma io non sono il suo mental coach, e lui probabilmente non ha nessuna intenzione di lavorarci su.

Però, quanto sarebbe interessante una sfida di questo tipo!

Livio

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Join the discussion 3 Comments

  • DAVIDE UZZO ha detto:

    e io collaborerei volentieri con te……SEI GRANDE LIVIO

    Qualcuno dovrebbe dirgli di “leggere” questo post che hai scritto, cosi’ che il suo inconscio decida di chiamarti, infatti non credo che lui conosca un certo “sig. Milton Erickson”.

    Un abbraccio grande.

    Davide

    • Livio ha detto:

      Sai cosa? Forse se fossi in lui non cercherei un mental coach, e comunque non lo cercherei con lo scopo di tornare a giocare con il fuoco dentro. Dopo una vita di allenamenti e partite a rincorrere una palla, a un mental coach gli/le chiederei di aiutarmi a capire “che farò da grande”. E l’esito potrebbe non aver nulla a che vedere con il calcio.

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