Venerdì sera sono stato alla festa di compleanno di un caro amico (Mirco) a Vicenza. Aperitivo, cena e poi festa danzante. C’erano più di 100 persone ed io non ne conoscevo praticamente nessuna, tranne Mirco ovviamente e Claudio. Claudio è un formatore e coach come me. Ci conosciamo da anni e nonostante le occasioni per frequentarci siano sempre state poche, quando ci incontriamo percepiamo entrambi grande affinità.
Ero stanco ed il mattino dopo avrei avuto una coaching a Padova e quindi avrei dovuto alzarmi presto. Insomma, ero partito con l’idea di fare presenza, ci tenevo particolarmente nei confronti di Mirco, e di ritirarmi presto per andare a dormire. Volete sapere com’è andata a finire? Sono rimasto lì fino alle 4. Complici l’esuberanza di Mirco, Claudio e la compagnia di persone simpaticissime conosciute sul momento.
Non sono un “mondano” ma quando mi ci trovo dentro non mi tiro mai indietro.
Mentre ballavo osservavo la gente (d’altronde sono un iper visivo!!) e mi piaceva notare i modi con cui comunichiamo in maniera non verbale. I segnali del corpo. Gli sguardi, i gesti, le posture…
Dentro ogni persona c’è un mondo di pensieri, emozioni sensazioni e ricordi che traboccano da ogni poro della nostra pelle. Per chi vuole e sa mettersi in ascolto, c’è molto da sentire Mi chiedo alle volte come sia possibile che non riusciamo a comprenderci l’un con l’altro.
Ciò che noi siamo urla così forte che a volte è difficile riuscire a sentire ciò che stiamo dicendo.
…forse,livio, non riusciamo a comprendere e a farci comprendere perché ciò che siamo urla VERAMENTE TROPPO FORTE, e spaventiamo….e allora ci ritiriamo nel guscio, come le chiocciole, e così NESSUNO CI PUO’ SENTIRE…é difficile misurarsi. Certo , danzare scioglie tutte le vernici, e se balliamo siamo veramente noi stessi, giù le maschere….e io lo capisco bene….
bye, buona domenica…sera….
E’ un sollievo sapere che c’è qualcun’alto che si chiede come sia possibile che non riusciamo a comprenderci l’un con l’altro. Non so se è sempre vero che ciò che siamo urli così forte: mi capita sempre di dare l’impressione di essere tutt’altra persona a chi non mi ha frequentato e conosciuto almeno un pò. E allora come si fa? Sono un gran lavoratore e, visto che il lavoro mi offre poche opportunità di socializzare e trovare nuovi amici, spero sempre di trovarne in occasioni private. Durante i tuoi Beautifull Day ad esempio, tolto il rapporto già consolidato con chi mi accompagnava, è stato circoscritto il raccolto da un punto di vista umano. Un vero peccato! Ho cercato di parlare con più persone possibile, anche di Ekis, e quello di cui ho avuto conferma è che ci si impone un sorriso a trentasei denti da sfoderare davanti a perfetti sconosciuti e tutto si ferma li. Certo: cogliamo l’attimo e godiamo anche solo di questi piccoli momenti, ma quanto altro ci perdiamo? Abbiamo tutti agende zeppe di appuntamenti e stipiamo impegni per riempire quello che purtoppo rimane il vuoto della solitudine da relazioni vere. So che è un grande tema ma mi piacerebbe sapere in maniera più approfondita cosa ne pensi.
INBOCCALLUPO per il libro.
Ciao.
Già…non sai come ti capisco (sarà che tra ipervisivi ci si intende!!!).
Per chi vuole e sa mettersi in ascolto c’è molto da sentire; e la domanda è: chi vuole veramente mettersi in ascolto?
Mettersi in ascolto presuppone lasciare la tua zona di sicurezza, presuppone essere aperti al nuovo, al cambiamento. E troppo spesso la zona di sicurezza è una comodità che non si intende lasciare, anche se questo significa precluderci l’apertura verso un universo splendido e sconosciuto, quindi potenzialmente pericoloso.