Università, pochi laureati e poco lavoro
L’allarme di Mussi: “E’ una mattanza”.
E’ la mattanza dei laureati”. A Bologna per una tavola rotonda su università e mondo del lavoro il ministro Fabio Mussi non usa mezzi termini per commentare i numeri di una ricerca di Almalaurea sui livelli occupazionali dei laureati in Italia e in Europa. “Il paese si deve dare una mossa, serve una scossa o altrimenti l’Italia non si riprenderà mai stabilmente”. Parole che confermano cifre davvero allarmanti. “Abbiamo 12,5 laureati su 100, nella fascia tra i 24 e i 35 anni: la metà della media europea”.
Tratto da La Repubblica di oggi
Sapevo che l’università italiana non godeva di grande salute ma confidavo in percentuali più generose.
A prescindere dall’esigua percentuale di studenti che porta a termine il percorso di laurea, un ulteriore problema è rappresentato dalla successiva occupazione dei neo laureati. E’ sempre più difficile riuscire a trovare un posto di lavoro, anche per chi ha ottenuto pieni voti e lode finale.
Il “pezzo di carta”, all’atto pratico, non garantisce un posto di lavoro. Il mercato e le aziende offrono opportunità a chi sa fare e non a chi sa e basta.
Purtroppo, molti studenti frequentano gli atenei pensando che sia sufficiente raggiungere la tanto agognata laurea, e non si occupano di fare alcuna esperienza pratica necessaria a creare una minima professionalità operativa. D’altra parte l’università, non crea sufficienti collegamenti con il mondo del lavoro. Sono due mondi separati e troppo distanti tra loro. Gli studenti non conoscono il mondo aziendale e professionale, con le loro problematiche e le loro esigenze, di conseguenza non sanno come soddisfarne i bisogni.
Soluzioni? Personalmente non ho risposte convincenti da applicare tout court. Di sicuro, se fossi oggi uno studente all’università, mi sbatterei come un matto per entrare in una qualsiasi realtà professionale per abituarmici, e conoscere come “girano le cose” nel mondo del lavoro (anche gratuitamente). Cercherei inoltre di leggere, informarmi e seguire dei corsi per acquisire anche le abilità che all’università non vengono insegnate ma che sono fondamentali nel lavoro, come ad esempio la comunicazione efficace, atteggiamento mentale, leadership, lavoro di gruppo ecc.
La scelta di un Master andrebbe sicuramente in direzione di un percorso in grado di garantire esperienze pratiche da svolgere sul campo, alla ricerca del “saper fare”.