Da che io lo conosco, il mondo della formazione e dello sviluppo personale, è pieno di esempi di storie di successo, usate allo scopo di motivare, vendere, ispirare ecc.
Io stesso nel mio sito, nel libro e nel blog, riporto esempi di varie persone che hanno ottenuto grandi risultati, il più delle volte di persone con cui io ho lavorato.
Si parla quasi esclusivamente di eventi andati bene, di successi, quasi mai si parla dei fallimenti e/o di sconfitte. Posto che non esistono fallimenti ma solo “learning experiences” (ed io lo credo per davvero) vorrei condividere con voi l’amara sensazione di delusione di un lavoro che non ha portato i risultati che avrei voluto. Una vera learning experience.
Vado contro corrente e scrivo di una sconfitta.
[pic]70[/pic]
Qualche post fa, vi avevo accennato che avrei cominciato a fare coaching con una squadra di serie A. Così è stato, ho cominciato da 10 giorni. Ritengo di aver fatto un ottimo lavoro sia con i singoli che con l’intera squadra.
Ieri c’è stata una partita importantissima per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Uno scontro diretto. L’atteggiamento con cui sono scesi in campo è stato buono ma la gestione degli stati d’animo no. Hanno subìto troppo gli sbalzi emozionali dovuti ai diversi momenti della partita, inoltre non hanno applicato gli ancoraggi che avevamo creato durante le sessioni di coaching. Insomma dal mio punto di vista non è andata bene. Diciamo pure che non sono stato in grado di metterli nelle condizioni di applicare il lavoro svolto insieme.
Mi capita di rado, ma quando accade, ed il risultato non viene in supporto, fa molto male. La delusione si mescola con l’amarezza ed il dispiacere. Una brutta sensazione.
Questa è una cosa che pochi realizzano. Nel frequentare un nostro corso o nel leggere un libro di motivazione sembra che il nostro sia un lavoro che dà solo risultati positivi e che non contempla la sconfitta nuda e cruda. Ma non è così. A volte, per realizzare un obiettivo, sembra proprio che occorra passare attraverso esperienze deludenti, ed ahimè, altre volte l’obiettivo non lo si raggiunge per niente.
Queste cose le so, e so anche che dalle sconfitte bisogna imparare, così ci ho dormito su, e questa mattina, al risveglio, stavo già pensando a come migliorare e a come andare oltre. Ho chiamato l’allenatore ed abbiamo fissato un incontro con la squadra per martedì. Ho chiesto un montaggio video della partita con alcuni momenti specifici e li farò vedere insieme ad un paio di filmati di atleti nostri clienti mentre usano le àncore.
Non ci mollo. Manco morto.
L’obiettivo è ancora lì. Più difficile da raggiungere ma non impossibile.
Questo non è un esempio di successo, si tratta di una sconfitta, ma spesso, i successi nascono proprio da disfatte come questa.
Ciao Livio, grazie di condividere con noi lettori anche questi brutti momenti!
Io ti conosco da diversi anni, ti stimo e so quanto tu sia competente e quanto il tuo lavoro sia di qualità. Mi chiedo pero’: quando fai le coaching (nota: non ho mai assistito a un coaching personale) immagino che il lavoro da fare sia sullo specifico del soggetto e che richieda a te spesso di ‘inventare’ nuove strategie e di confrontarti a problemi sui quali non sempre hai in forte aiuto le esperienze passate.
Questo brainstorming necessita molto tempo ed energie, caso per caso.
Ce la fai veramente a mantenere alti livelli di qualità nei casi specifici facendo a volte 8 o 9 coach al giorno? E in generale a coachare cosi’ tante persone regolarmente… non pensi che l’efficacia del tuo lavoro ne soffra?
Un detective non lavora mai su molti casi contemporaneamente.. (pero’ uno psicologo effettivamente si :P).
Comunque sia, in bocca al lupo, hai tutto il nostro appoggio!
Caro Davide,
in effetti tenere un ritmo di 8 o 9 coaching al giorno non mi sarebbe possibile per lungo tempo. Si tratta di occasionalità non di ordinarietà.
In questi casi posso garantirti che arrivo all’ultima coaching forse più carico di quando ho cominciato. Vale il principio per il quale ogni volta che faccio lavoro con qualcuno lo faccio anche con me stesso, percui alla fine risulto essere sempre il più motivato di tutti!!!!
A parte la battuta, la tua riflessione è giusta, ed è anche il motivo per cui ritengo che un buon coach debba essere fisicamente in forma e ricco di energia. Non si può dare agli altri ciò che non si ha, e a poco servirebbe offrire strumenti preziosi se si dispone di poche energie per farle funzionare. Sarebbe come disporre di una Ferrari, ma senza benzina: da esporre ma non da guidare!