Succede sempre così: alla fine del corso gli allievi sono stramotivati e felici di averne preso parte. Mi sto riferendo al corso di due giorni al camp che si è concluso questo pomeriggio con grande successo. Senza falsa modestia, devo riconoscere che siamo davvero bravi a fare il nostro lavoro. Ogni volta riusciamo a creare quell’alchimia necessaria a rendere un “semplice corso”, un’esperienza straordinaria, e non si tratta di una cosa semplice ne tantomeno scontata. A tal proposito colgo l’occasione per fare i complimenti a Falco e Fish che hanno condotto le danze in maniera esemplare. Ivo e Valentino per essersi occupati con grande autorevolezza di rendere sicuri gli esercizi. Sara (detta la valchiria), Elenina e Silvietta per essere state gli “angeli custodi” di tutti (noi trainers compresi). Credo profondamente che il risultato ottenuto al corso non dipenda solo da chi il corso lo conduce, ma da tutti coloro che in qualche modo ne sono coinvolti, allievi compresi. Se tutti questi elementi vengono gestiti bene, allora è possibile creare quella “magia” che può rendere straordinaria anche un’attività di routine.
Oggi pomeriggio, appena finito il corso, ne ho approfittato per andare ad allenarmi in palestra. Tra un esercizio e l’altro mi sono intrattenuto come sempre, a parlare con Gigi, l’istruttore della palestra. Siamo diventati molto amici, ci stimiamo molto. Qualche anno fa è anche venuto al [url=http://www.liviosgarbi.com/2-elencocorsi.html#financial]Global Wellness[/url] a tenere una parte pratica del corso relativa all’allenamento fisico. Gigi è stato un atleta di tutto rispetto da ragazzo. Correva i 200m e se non erro deve ancora detenere un record italiano a livello giovanile. Oggi mi ha raccontato di quel giorno in cui praticamente decise di smettere di correre. Si trovava sui blocchi di partenza di una gara, e si chiese. “oh, ma cosa stai facendo? corri da qui a lì per che cosa? poi magari dopo ritorni qui e lo rifai. E poi ancora e ancora… Ma che senso ha?”. Mi ha detto: “Livio, non sentivo più la magia del correre, era diventato solo più un’attività fisica come bere, mangiare e dormire”. Il nocciolo della questione è che se non c’è la magia a dare un senso alle cose, è come se mancasse l’anima di ciò che facciamo. Visto dall’esterno correre è una cosa fredda e asettica, senza alcun significato, quasi stupida se pensi che oltretutto un atleta si allena per ore e ore, ogni giorno, ogni settimana per stagioni intere. Correre (o qualsiasi altra attività) di per sè non dice nulla. Ci vuole la magia per renderla speciale. Deve battere il cuore, e i brividi devono scorrere lungo la schiena). Io la chiamo passione.
Per un corso è la stessa cosa. Per essere speciale ci vuole quella magia, quella passione (da parte di tutti) che rende speciale ciò che fai. Una frase banale diventa illuminante; una parola sentita mille altre volte questa volta lascia il segno; pensieri che già ci appartengono echeggiano nella nostra mente come fossero grandi novità.
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