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Alcune riflessioni sul coaching…

By Dicembre 5, 20064 Comments

Recentemente, durante un’intervista in radio, mi hanno rivolto una domanda che vorrei condividere con voi: “quale dote o talento ha bisogno di avere/sviluppare una persona per poter fare il coach con successo?”.
Cosa avreste risposto voi?
Personalmente ritengo sia necessaria una sola vera dote, tutto il resto si può imparare e studiare in ogni momento. Mi riferisco alla capacità di riuscire a vedere le persone non (solo) x come sono, ma x come potrebbero diventare. Riuscire a vederle già migliorate, e cambiate. Se il coach non riesce ad immaginare possibile il cambiamento, è davvero improbabile che possa fare qualcosa di concreto per aiutare la persona a cambiare. Non credete?
Posto questo paletto, ritengo necessarie altre due cose: competenza e personalità. Competenza perchè è necessario avere a disposizione strumenti concreti per il cambiamento e la peak performance, perchè è fondamentale comprendere con correttezza lo stato delle cose, ciò che sta succedendo.
Personalità, perchè se a pelle, non si suscita fiducia, piacere e coerenza con ciò che si dice, sarà improbabile farsi seguire ed avere autorevolezza. Sarebbe come dire al proprio figlio di non fumare, con la cicca in bocca, tra un colpo di tosse e l’altro!! Poco efficace, non trovate?
Questo è il motivo per cui ritengo fondamentale per un coach basare la propria formazione ed il proprio aggiornamento su due livelli diversi ma paralleli: uno tecnico per accrescere le competenze; l’altro personale ed interiore, per diventare sempre più equilibrati, autorevoli e coerenti con quanto si “predica”.

Livio

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  • Sergio Boroni ha detto:

    Ciao Livio, tutto bene? Io si e come vedo credo mi toccha inaugurare il tuo blog con il primo commento… Mi fa piacere!!
    Condivido in toto quello che scrivi in queste righe perchè, anche in base alla mia esperienza sportiva, che mi fa stare a contatto con allenatori e presidenti (entrambe le categorie possiamo considerarle coach), ti posso confermare che la parte più importante dello "sviluppo" e della crescita è la cura del rapporto umano con collaboratori e più in generale con le persone che girano intorno al nostro mondo.
    Ho sempre avuto qualche problema di relazione per motivi diversi, cosa che invece ho brillantemente superato quest’anno dopo aver frequentato qualche vostro corso (e credimi non è pubblicità, chi li ha fatti più confermare quanto dico) e proprio quest’anno sto facendo la migliore annata della mia carriera: coincidenza, fortuna, chissà… So solo che il rendimento di ognuno di noi è condizionato inevitabilmente da altra gente perchè le relazioni fanno parte della nostra vita quindi tanto vale specializzarsi nel prendere quello che di buono la gente ci può offrire senza per questo essere cinici o ipocriti.
    Ci sono moltre altre cose da dire, il discorso è molto lungo, io per ora mi fermo qui…

    P.S.: ci sentiamo tra qualche giorno, ho una cosa che ti devo assolutamente chiedere.

    A presto, un abbraccio.

    Sergio.

  • mario lupo ha detto:

    Ciao Livio, questa sera leggendo una mail in cui Alessandro ci ricordava i "compiti" da fare per il PNL Practitioner, sono venuto a conoscenza del tuo blog. Mi ci sono subito fiondato e, tra le altre cose, mi ha colpito molto ciò che dici a proposito della "vera dote" del coach: il credere che le persone possano cambiare e il riuscire a vederle già cambiate. Quanto è vero e quanto è fondamentale anche nel mio lavoro!
    E’ proprio questa "la differenza che fa la differenza".
    Il sentire continuamente storie di dolore, vedere vite e volti stravolti dalla sofferenza e dalle sostanze che continuano ad alimentare quella sofferenza nell’illusione di poterla in qualche modo lenire, ascoltare persone che hanno mentito continuamente, che hanno rubato e ferito anche le persone più care, che hanno calpestato non una ma molte volte la loro dignità e quella di altre persone, che sono disposte a tutto per una dose…beh, sarebbe davvero impossibile essere loro di qualche aiuto senza andare oltre ciò che si vede e si ascolta, senza vederle, in qualche modo, già cambiate, senza vedere le capacità che hanno anche se non credono, o non credono più, di avere, senza sentire che anche loro, come tutti, sono alla ricerca di qualcosa che dia calore, colore e significato alla vita…e che hanno, nonostante tutto, le qualità per farlo. Mi piace l’idea di vedermi e sentirmi un coach di Vita! Grazie per questo spunto.
    Un grande abbraccio,
    Mario L.

  • riccardo pelosi ha detto:

    Ciao Livio,
    innanzi tutto mi presento, mi chiamo Riccardo Pelosi e sono un allievo della scuola per Coach Ekis.
    Indubbiamente hai ragione tu, colui che vede le persone come potrebbero diventare è un Master Coach con i controattributi e l’alabarda spaziale. In me, che sono un pivello apprendista stregone, immaginare in anteprima il cambiamento delle persone mi induce a ritenere di venir meno alla mia funzione di Coach. Mi pare di aver capito che il Coach non dovrebbe essere un consigliere ma piuttosto colui che stimola le tue risorse affinchè tu scelga in assoluta libertà il tipo di cambiamento che vuoi raggiungere. Allora solo un grande Coach riesce a visualizzarti senza dirigerti. Che ne pensi?
    L’altro aspetto che sto imparando sul coaching è l’effetto timone. Come nelle grandi navi, che virano parecchi minuti dopo che il timoniere abbia agito sul timone, così le persone reagiscono in differita agli stimoli del coach. Tale apprendimento ha generato la convinzione potenziante che se non diventerò un grande Coach, frequentando la scuola Ekis, sicuramente prenderò la patente nautica. Credo che un buon Coach debba avere una buona dose di maestria nel valutare quando inserire il successivo intervento senza interferire in maniera incontrollata sulla risposta allo stimolo precedente.
    Come dice l’assessore di Roncofritto: "cosa voglio dire non lo so ma i fatti lo cosano".
    Grazie per l’opportunità offerta con il tuo blog.
    Un saluto e radiose giornate di coaching.
    Riccardo

  • leo ha detto:

    Ciao Livio,

    questa tua definizione di coach per me e’ tanto vera quanto semplice.

    Per me che lavoro con tecnica e tattica a volte addirittura mi sorprende quanto e’ vera la tua definizione.
    Quando vedo un giocatore di tennis la prima volta lo vedo gia’ giocare come giochera’ dopo del lavoro fatto e quando finalmente riesce a giocare cosi mi sembra normale e non mi ricordo neanche come giocava prima per quanto gia’ lo vedevo nella nuova maniera.
    Lo stesso mi succede per i cambi fisici che nel tempo procuro sui giocatori li vedevo gia’ cosi e non mi ricordo come erano prima.

    Pensavo di essere a corto di memoria…grazie per avermi liberato da questo incubo…

    scherzi a parte mi piacerebbe anche poter fare la stessa cosa sulla persona ma li sento che sono piu’ speranze che visione di futuro.

    in gamba

    leo