Ho appena letto una lettera che una persona (che si chiama Luca e che saluto con calore) ha scritto a Roberto (Merli) in virtù del lavoro di coaching che stanno facendo insieme.
Luca è un tenore è si è rivolto a Roberto per riuscire ad esprimere al meglio il suo talento canoro. Beh, leggendo la lettera vi potrete fare un’idea di come stiano andando i lavori. Buona lettura.
“L’incredibile Mercoledì.
Devi sapere che ho scoperto che incredibile non sempre significa impossibile. La cosa non è da poco specie quando si tratta del Mio Canto. Dopo una intensa giornata di studio, senza badare alla data di scadenza, ho pensato bene di intossicarmi con un formaggio prima di coricarmi. La notte che è seguita non ha avuto granchè da ricordare ma quanto invece sono stato male nei giorni seguenti, credo durerà in testa alla mia classifica dei peggiori momenti molto a lungo.
Il momento del risveglio con nausea e rapida corsa in bagno mi ha messo subito davanti alla impossibilità di incontrarmi con Roberto per la coaching fissata poche ore dopo – non potevo così aggiungere esercizi ed esperienze al bellissimo percorso iniziato – malumore in arrivo.
Al telefono per vedere se e quando spostarla decidiamo invece (non senza ritrosia mia, ammetto) di sviluppare il lavoro telefonicamente. L’ ottica in cui sto lavorando è indubbiamente professionale, e un Tenore professionista normalmente dà forfait solo se realmente sta MALE.
IO NO.
Come se avessi la mia più importante audizione o partecipazione ad un concerto, mi sono concentrato, mi sono visualizzato in teatro – con tanto di pubblico – e facendo un inventario delle mie forze sento di averne solo per un breve riscaldamento con i soliti vocalizzi.
L’idea non mi appaga e ascolto una pazza idea che avanza rapidissima:
Pochissimo riscaldamento ( purchè molto efficace) per avere forze per cantare un’ aria mediamente impegnativa.
Mi ci butto con tutto il bagaglio di strumenti arrivati con e dopo Roberto. Mi diverto a scaldarmi con nuovi e creativi esercizi, che mi tengono l’attenzione a mille e scopro di non aver ancora rotto un suono dopo dieci minuti: Sono caldo!
Un ultimo raccoglimento prima dell’aria. Visualizzo il portabiti con dentro il mio frac. Mi svesto e me lo infilo… un’aggiustata al papillon e via… in bocca al pubblico. I miei movimenti sono sicuri, lo sguardo proiettato sulla lista delle arie da cantare. Voglio cantare la più bella. Non conta se finisce con un lungo Do di petto, conta solo il divertimento!
…Ancora adesso che sono trascorsi 10 giorni – la cui cronaca è quella dello smaltimento di una ”normale” intossicazione alimentare con febbri a 39,3 per giorni – non so DIRE come ma quel Do che ho cantato mi risuona come una tromba di vittoria nella mente. La cosa strana è che le febbri e tutto il resto sono iniziate solo dopo un’ oretta circa dal canto. Forse potrà sembrare incredibile ma IO SO che è possibile. Poche carte e certo non tra le migliori, ma giocate al meglio.Tutto qua.
Da allora una sicurezza in più fa parte di me e mi serve come appoggio per avere altri risultati di qualità – Una volta in più di fronte alle mie possibilità in modo inequivocabile.”