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Oggi sono qui per raccontarti una storia. Una storia suddivisa in 2 momenti: uno iniziato 15 anni fa e uno che ha avuto termine domenica 7 maggio 2023. Tutta la storia racconta di tanti temi: Coaching, sport, fratellanza, team, sconfitte, vittorie, resilienza, relazioni, amore, passione… insomma racconta della Vita! Della vita che prima magari ti toglie qualcosa, per poi restituirtela coi suoi tempi e le sue forme. Non voglio far crescere ulteriormente l’attesa, quindi iniziamo subito con la prima parte di storia.

 

Circa 15 anni fa, mi contatta l’amministratore delegato di una squadra di Basket perché la squadra stava vivendo un momento di crisi che si stava protraendo un po’ troppo nel tempo. Ormai a campionato avanzato, si rischiava seriamente la retrocessione e per di più lo spogliatoio era completamente spaccato. All’interno del team regnava l’ego prima di qualsiasi cosa e i compagni non riuscivano ad instaurare la connessione necessaria per poter ricreare l’atmosfera giusta per andare avanti. Era una dura sfida perché il tempo ormai scarseggiava e mancavano alcune partite prima della fine del campionato e serviva davvero un’impresa titanica per poter arrivare almeno a giocarci la salvezza. Fin da bambino mi ha sempre contraddistinto la voglia di mettermi in gioco e accettare le sfide, d’altronde essendo l’ultimo di 5 fratelli ho dovuto imparare a prendermi i miei spazi con le unghie e con i denti per distinguermi in qualche modo. E così accetto. Accetto. Accetto perché comunque ne valeva la pena, perché comunque il fatto di portarsi a casa una soddisfazione così ha preso il sopravvento su tutto. Inizio il percorso con i ragazzi e cosa succede?

Succede che, nonostante le prime difficoltà iniziali, facciamo un lavoro straordinario e più passa il tempo, più entro in connessione con la squadra e i ragazzi, fino ad affezionarmi ad ognuno di loro e a “sposare la loro causa”. Iniziamo ad infilare una serie di vittorie, una dietro l’altra e galvanizzati da tutto questo troviamo la forza necessaria per arrivare all’ultima partita di campionato a giocarci la salvezza! Una partita straordinaria, i ragazzi non mollano, il palazzetto è gremito di persone e lottiamo pallone su pallone… arriviamo agli ultimi minuti di partita e, purtroppo, sul finire del fischio dell’arbitro perdiamo di 5 punti. La classifica avulsa parla chiaro… dobbiamo retrocedere! Mi ricordo come fosse ieri il rientro negli spogliatoi. I giocatori non riescono a guardarsi, facce a terra, qualche lacrima sul viso e gli asciugamani in testa per nascondersi. Mi siedo in terra con la testa appoggiata al muro e mi aggrego al mood generale, perché anch’io ci tenevo. Ci tenevamo. Me lo meritavo. Se lo meritavano soprattuto i ragazzi.

 

In quel momento la vita ha deciso di togliermi qualcosa, qualcosa che pensavo profondamente di meritare insieme alla squadra, ma si sa… non sempre la vita ti restituisce quello che tu gli chiedi. Questo è uno di quelli che considero “fallimenti” nella mia carriera, ce ne sono stati tanti eh, non solo questo, ma devo dire che questa sconfitta mi ha segnato particolarmente.

 

Che cosa succede caro lettore?

Succede che 15 anni dopo, e qui veniamo alla seconda parte della storia, mi contatta la stessa persona, ripresentandomi un quadro abbastanza simile a quello di 15 anni fa, ma con delle tempistiche diverse, infatti mi contattano a Novembre per poter gestire tutta l’altra parte di campionato. La squadra è spaccata e dopo una prima serie di partite è ultima in classifica con una manciata di punti. Si prevede già la retrocessione. Sento ancora una volta quell’aria di sfida, ma a questo giro con una forma diversa, perché comunque mi porto con me un bagaglio di esperienze diverso e pieno di 15 anni di vita e carriera. Arriva prima la confusione, poi la paura e poi il coraggio. Accetto. Salgo a bordo. Inizio nuovamente a lavorare con gli atleti, prima di squadra e poi one to one. La squadra accetta bene il mio ingresso e si informa, mi chiede, domanda, ma allo stesso manca un po’ di motivazione, e quindi lavoro tanto su questo aspetto, insieme all’amore per il team e il superamento della paura. Iniziamo così ad infilare una serie di partite, un punto dopo l’altro… fino ad arrivare occupare l’ottava posizione della classifica! Lo staff, la squadra e io con loro siamo felicissimi!

 

Sai cosa succede però a questo caro lettore? Potrebbe succedere di peccare un po’ di tranquillità nel sentirsi il risultato in tasca, e questo è purtroppo quello che abbiamo fatto. Pensando di sfruttare la scia positiva non siamo rimasti tutti in charge con il lavoro, come lo eravamo prima, e perdiamo 3 partite di fila. Arriva il primo campanello di allarme, fermo tutto e inziamo a rimetterci per bene in pista! Programmo i successivi incontri dal vivo e iniziamo a rimettere in circolo l’energia giusta… e di energia ne serviva parecchia! Saremmo andati a giocarci la salvezza l’ultima di campionato. Esattamente come 15 anni fa. Solo che a questo giro non bastava soltanto vincere la partita, ma dovevamo aspettare i risultati degli altri 3 campi. Se tutte le atre 3 squadre avessero perso e noi avessimo vinto avremmo potuto considerare la categoria “AncorA nostrA”.

 

Non mi voglio dilungare troppo caro lettore e sopratutto ci tengo a raccontartelo guardandoti negli occhi perché la storia prende una piega particolare e insolita, che ci tengo a raccontarti bene!

 

Per questo motivo ti rimando a questo video che trovi in qualsiasi mio canale social. Fammi sapere poi cosa ne pensi della storia e se anche tu hai mai vissuto una situazione simile.

 

Clicca qui per vedere il video!

Livio

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